Big Tobacco: operazione nero di seppia
Introduzione
A novembre del 2021 usciva sulle pagine di Le Monde un’indagine congiunta, tra la giornalista Sté-phane Horel della testata francese e i colleghi Eva Schram, Tim Luimes e Ties Keyzer della testata olandese online The Investigative Desk, dal titolo Vaping: The real dollars behind fake consumer organisations [1, 2].
L’inchiesta, tradotta recentemente in italiano e pubblicata sul settimanale Internazionale con il titolo Operazione fumo negli occhi [3], evidenzia le relazioni tra l’industria del tabacco e le reti dei magnati del petrolio americani, alleanza utile e funzionale a prevenire le regolamentazioni sulle sigarette elettroniche. Con il pretesto di difendere la libertà individuale, infatti, false organizzazioni di consumatori, finanziate in realtà dalle lobby del tabacco e del petrolio, promuovono l’utilizzo di sigarette elettroniche a vari livelli. L’obiettivo: influenzare la regolamentazione di questi nuovi prodotti e ostacolare il controllo del tabacco. Secondo i giornalisti, la posta in gioco non è solo finanziaria, ma anche politica: queste manovre sarebbero funzionali alla diffusione di un libertarismo radicale di destra, ostile all’intervento dei Governi, nel cuore dell’Europa.
In accordo con Horel abbiamo voluto proporre per Tabaccologia un’ampia sintesi dei contenuti dell’inchiesta in questo nostro articolo Big Tobacco: operazione nero di seppia. Questo nostro titolo è evocativo: pensiamo infatti che l’inchiostro secreto da seppie, polpi e calamari per confondere altri animali marini dia bene un’idea dell’atteggiamento dell’industria del tabacco che fa di tutto per creare diversivi per “confondere le acque”.
Il sentiero del vapore
Tutto comincia da una campagna in otto Paesi [4] organizzata dalla World Vapers’ Alliance (WVA), ente che intende diffondere il messaggio secondo cui la sigaretta elettronica possa salvare 19 milioni di vite in Europa. Il Direttore di WVA, Michael Landl, austriaco di 34 anni, egli stesso svapatore, afferma che le evidenze scientifiche indicano come le politiche di svapo progressiste possano aiutare milioni di fumatori a smettere, ma che, nonostante ciò, il vaping sia in pericolo per pressioni a carico di chi detiene il potere decisionale. “La nostra campagna”, afferma Landl, “vuole dar voce alle evidenze e agli svapatori, affinché i Governi colgano questa opportunità di salvare milioni di vite”. Secondo gli attivisti, i Governi starebbero invece ostacolando l’uso dello svapo tassando le sigarette elettroniche e imponendo divieti sui liquidi aromatizzati. Per questo, si propongono di dar voce ai vaper in tutto il mondo e di fare advocacy in tal senso. Vi sarebbe però una stretta collaborazione tra WVA e una società di pubbliche relazioni denominata Red Flag [5], incaricata di raccogliere il consenso scritto di sedicenti testimoni-vaper, salvo poi di fatto non esistere realmente. Tra i maggiori clienti di Red Flag, che spendono per la società fino a 200.000 euro l’anno, troviamo la British American Tobacco, produttrice tra l’altro di diverse marche di sigarette elettroniche [5].
La maggior parte del team di WVA farebbe inoltre parte dell’organizzazione madre, il Consumer Choice Center (CCC), amministrato dal 34enne tedesco Fred Roeder. Il CCC afferma di essere un “movimento globale di massa” (ma lo sarà davvero?) che si oppone a regolamenti paternalistici che minano la libertà dei consumatori. Contrario alle tasse sullo zucchero e sull’alcool e favorevole alla legalizzazione della cannabis, il CCC ha fatto della riduzione del danno da tabacco uno dei suoi principali campi di battaglia.
Le industrie del tabacco e i finanziamenti delle società fantasma
I soldi dell’industria del tabacco presi dalla WVA sono palesati sul sito web del CCC; le principali compagnie transnazionali del tabacco hanno stanziato fondi per sostenere l’organizzazione.
Japan Tobacco International, per esempio, ha finanziato un suo evento [6] e dal 2019 il CCC è anche supportato finanziariamente da British American Tobacco, Philip Morris International e Altria (la società “sorella” di Philip Morris USA) [7]. Il dibattito circa la riduzione del danno sta lacerando il mondo del controllo del tabacco e viene usato da Big Tobacco quale cavallo di Troia per presentarsi come interlocutore credibile con le autorità pubbliche [8].
Una delle tattiche utilizzate dall’industria è quella di creare gruppi di facciata che trasmettano il messaggio in una veste più presentabile. Per l’industria del tabacco, i nuovi prodotti elettronici non sono altro che un’opportunità economica. Ansiosi di non perdere clienti, l’industria del tabacco cerca di vendere le proprie sigarette elettroniche: Vuse (British American Tobacco), Juul (di cui Altria è azionista di minoranza), Logic (Japan Tobacco International) o Blu (Imperial Brands). Per quanto riguarda il mercato delle sigarette a tabacco riscaldato, il mercato è dominato da IQOS, realizzato da Philip Morris International. Tutti questi nuovi prodotti hanno rappresentato già un mercato di 13 miliardi di euro nel 2019 [9].
I sotterfugi tra politica e industria
Altro grande protagonista dell’inchiesta di Le Monde e The Investigative Desk è la scena politica internazionale, nella figura, per esempio, dell’eurodeputato Peter Liese [10], membro influente del Partito Popolare Europeo (Democratici Cristiani), che è sceso in campo contro la tassazione delle sigarette elettroniche. Liese appare in un video promozionale della stessa WVA [11] e non è l’unico referente del CCC al Parlamento europeo; sul proprio sito web il CCC afferma di facilitare un intergruppo del Parlamento composto da una trentina di rappresentanti eletti, denominato MEPs4Innovation (non ancora nell’elenco ufficiale degli intergruppi a causa di una lacuna amministrativa, secondo Fred Roeder).
Stando alle ricostruzioni, la metà dei membri di questo intergruppo non ufficiale proviene da partiti populisti o di estrema destra (incluso il Rassemblement National francese). Sono uniti attorno a diversi temi, tra cui la riduzione del danno per il tabacco. Due dei membri, gli eurodeputati italiani Pietro Fiocchi (Gruppo Conservatori e Riformisti Europei) e Aldo Patriciello (Partito Popolare Europeo), hanno presentato una ventina di emendamenti a favore della sigaretta elettronica e non in linea con il Piano Cancro. Il CCC è coinvolto, inoltre, in tutti i processi legislativi che fanno gli interessi dell’industria del tabacco, e, per avere peso nel processo decisionale europeo, si serve di azioni di lobbying più tradizionali, dedicando allo scopo circa un terzo del suo budget di quasi un milione di euro [12]. Ed è così che dipendenti CCC partecipano direttamente al processo legislativo attraverso contributi scritti durante le consultazioni pubbliche organizzate dalla Commissione per orientare le proprie decisioni [13].
Il CCC agisce anche attaccando il mondo scientifico. Per esempio, nell’ottobre 2020, il CCC ha criticato il report di un comitato scientifico sulle sigarette elettroniche [14], definendolo “pieno di argomentazioni faziose” [15]. Nel giugno 2021, il CCC era contrario a qualsiasi forma di tassazione del tabacco e delle sigarette elettroniche. Fumare, secondo loro, è “una questione di scelta del consumatore e di responsabilità personale”.
I magnati del petrolio americani e l’alleanza con le industrie del tabacco: il Kochtopus
Oltre ai produttori di sigarette, alcuni benefattori del CCC, questi difficili da trovare nel sito ufficiale, lasciano intravedere una realtà ancora più complessa. Essi gravitano in una galassia molto oscura, sviluppata negli ultimi decenni da un gruppo di miliardari americani ancora largamente sconosciuti in Europa. In primis, la Koch Industries dei fratelli Koch, che deve la sua immensa fortuna principalmente allo sfruttamento dei combustibili fossili. Con le sue raffinerie di petrolio, oleodotti e miniere di carbone, Koch Industries ha registrato un fatturato di 115 miliardi di dollari nel solo 2019 [16].
In quanto società privata, Koch Industries non è tenuta a riferire le proprie finanze o attività agli azionisti e fa della segretezza il proprio marchio di fabbrica. L’azienda è, tra l’altro, negazionista in ambito climatico: Greenpeace ha calcolato che Koch Industries ha fornito, dal 1997 al 2018, oltre 127 milioni di euro per finanziare molteplici attività volte ad attaccare la scienza e negare la crisi climatica. Non solo, Koch Industries risulta tra i maggiori finanziatori della causa libertaria radicale negli Stati Uniti, ideologia caratterizzata da una viscerale ostilità a qualsiasi intervento del Governo che, in quanto “Stato balia”, detterebbe, secondo i denigratori, le scelte di vita degli individui. Combattendo per l’abolizione delle tasse, dell’assistenza sociale e dei programmi di assistenza medica, questo movimento sostiene il controllo minimo delle attività commerciali e industriali, soprattutto in campo ambientale. Koch Industries ha raccolto attorno al proprio progetto ideologico diverse decine di famiglie miliardarie che utilizzano le stesse agevolazioni fiscali per preservare le proprie fortune: Scaife (banche e petrolio), Bradley (difesa), Olin (prodotti chimici e munizioni), Coors (birrifici) e DeVos (cosmesi e prodotti per la casa). Una rete così tentacolare da essere soprannominata Kochtopus. Per decenni, le fondamenta di queste ricchezze invisibili hanno incanalato milioni di dollari in una miriade di fondazioni e think tank, che a loro volta finanziano organizzazioni, consulenti ed esperti, le cui parole, apparentemente prive di conflitti di interesse, assicurano la diffusione delle proprie idee. Un sistema di scatole cinesi di complessità infernale che ha inquinato il dibattito pubblico sul tema.
Students for Liberty e Atlas Network: le organizzazioni libertarie alla base del finanziamento del CCC
La storia e la contabilità di CCC sono strettamente legate a un’organizzazione chiave nel sistema Koch: Students for Liberty (SFL) (Figura 1), incaricata di istruire le prossime generazioni di propagandisti, avviata da un ex beneficiario di una borsa di studio del Charles Koch Institute [17]. Da allora, SFL ha speso il suo budget annuale di 3,5 milioni di euro identificando quei giovani che già sostengono la libertà e fornendo loro le risorse per diffondere le proprie idee [18, 19].
Un’analisi di centinaia di pagine di documenti fiscali statunitensi mostra che SFL ha ricevuto più di 1 milione di euro da organizzazioni direttamente collegate a Charles Koch e ai suoi alleati negli ultimi cinque anni (Charles Koch Foundation, Charles Koch Institute, Donors Trust, Donors Capital Fund). Ma c’è di più: il CCC stesso era originariamente un progetto SFL, tanto che le due organizzazioni hanno condiviso lo stesso indirizzo per nove anni, fino a quando il CCC si è ufficialmente separato dalla sorella maggiore nell’aprile 2020 [20]. Diversi membri del team di CCC [21] hanno ricoperto importanti responsabilità in SFL, tra cui l’attuale AD Roeder che è arrivato a co-fondare la filiale europea [22].
Il CCC e SFL sono a loro volta partner di un’organizzazione ombrello mondiale, Atlas Network (AN) [23], al centro dell’apparato per la diffusione dell’ideologia libertaria in tutto il mondo, e che collega ben 500 organizzazioni in 98 Paesi. La visione è quella di “un mondo libero, prospero e pacifico in cui i principi della libertà individuale, dei diritti di proprietà, del governo limitato e del libero mercato sono garantiti dallo stato di diritto” [24]. Le Monde e The Investigative Desk hanno identificato diciassette organizzazioni partner di AN impegnate in attività di lobbying o propaganda: quasi tutte hanno ricevuto denaro dall’industria del tabacco, anche negli ultimi cinque anni.
Nel 2018 lo stesso CCC ha ricevuto sovvenzioni da parte di AN, a sostegno della facilitazione nel commercio in risposta all’aumento della retorica protezionista e alle azioni intraprese da importanti leader mondiali durante quel periodo. In questo ecosistema, tutto è meticolosamente contabilizzato: l’organizzazione vanta di aver formato quasi 4.000 persone nel 2020, mentre l’Accademia di rete Atlas ha preparato 884 individui a lavorare in gruppi di riflessione [25].
Grandi quantità di denaro vengono elargite anche oltreoceano: quasi l’equivalente di 4 milioni di euro nel solo 2020, di cui oltre 1 milione destinato all’Europa. A chiudere il cerchio, le risorse finanziarie di AN - 12,6 milioni di euro nel 2020 - provengono principalmente dalle organizzazioni Kochtopus. Negli ultimi cinque anni, AN ha infatti ricevuto più di 390.000 euro dalla Charles Koch Foundation e dal Charles Koch Institute, oltre un milione dal Donors Trust e 180.000 euro dalla Lynde and Harry Bradley Foundation [25]. Inoltre, come dimenticare i soldi derivanti dalle compagnie di sigarette, alleati strategici di AN: più di un terzo dei partner americani di AN ha ricevuto finanziamenti da Philip Morris, RJ Reynolds o dal Tobacco Institute, pseudo istituto di produttori americani. Il supporto aziendale, tuttavia, rappresenterebbe meno del 2% delle donazioni totali ricevute nel 2020, secondo AN stessa, limitato alla sponsorizzazione della cena di gala annuale, un’altra pratica comune per le organizzazioni no-profit negli Stati Uniti (Figura 2).
Alleanza anti-governativa
“Le reti di Koch Industries hanno una partnership di lunga data con le compagnie del tabacco”, afferma Stanton Glantz, Professore dell’Università della California. L’alleanza infatti tra Koch Industries e l’industria del tabacco risale agli anni Ottanta [26]. Secondo Glantz, da sempre entrambi odiano la regolamentazione e vorrebbero bloccare l’azione del Governo su una vasta gamma di attività al fine di formare coalizioni e alleanze per influenzare Washington [27].
Le grandi manovre sulla promozione dei dispositivi elettronici e sulla riduzione del danno da tabacco di oggi non sarebbero altro che una continuazione del progetto avviato quattro decenni fa. Ora però le dinamiche sono più complesse che in passato ed è più difficile capire le relazioni che intercorrono tra i vari protagonisti della scacchiera.
L’Internazionale del libero mercato e dello svapo libero
Quando l’orchestra Kochtopus inizia a suonare, un’enorme cassa di risonanza diffonde l’ideologia libertaria, tanto che Atlas Network vanta oltre 20.000 menzioni sui media nel 2020 [25] e il CCC oltre 1.000 [20]. Per raggiungere l’opinione pubblica sono infatti fondamentali diversi siti di informazione gratuita come Vaping Today [28] o InsideSources [29]. Tra i maggiori contributori di quest’ultimo sono inclusi lo stesso CCC e i membri di vari think tank di Kochtopus, come la Taxpayers Protection Alliance (TPA), un’organizzazione no-profit americana antitasse di tipica osservanza libertaria, che sta accompagnando IGO Watch (la campagna che chiede maggiore trasparenza all’OMS, definito una “burocrazia corrotta” [30]). TPA ha un budget annuale di 3,5 milioni di euro e il suo recente interesse per la questione dello svapo e il background dei suoi leader lasciano pochi dubbi sulle motivazioni alla base.
Dal punto di vista dello svapo, la persona chiave è Lindsey Stroud; da maggio 2021, Stroud gestisce il nuovissimo Consumer Center della TPA [31], che include una sezione dedicata alla riduzione del danno da tabacco. Membro del consiglio di amministrazione di un’organizzazione commerciale di produttori di sigarette elettroniche, la Stroud scrive, tra le altre cose, su un blog riguardo la riduzione del danno [32]; è molto attiva su Twitter e dirige un podcast Across the Pond, all’interno del quale è stato ospite Yaël Ossowski, il numero due di CCC. Fino al 2020, Lindsey Stroud ha lavorato per l’Heartland Institute (HI), think tank noto per il proprio scetticismo sulla crisi climatica, finanziato dalle reti dei fratelli Koch [33] (Figura 3).
La “guerra delle idee” contro l’OMS
Da diversi anni anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è bersaglio di feroci attacchi propagandistici coordinati dalla rete, complice la Convenzione Quadro dell’OMS sul Controllo del Tabacco (alla quale aderiscono 182 Paesi), che nel suo articolo 5.3 impone di mantenere le politiche sanitarie libere dall’interferenza dell’industria del tabacco. Secondo il trattato, esisterebbe un conflitto fondamentale e inconciliabile tra la salute pubblica e gli interessi dell’industria del tabacco [34]. Nonostante ciò, ogni due anni, le riunioni della Conferenza delle Parti (COP) [35] della Convenzione Quadro sono costellate di interventi organizzati da gruppi di questa nebulosa libertaria alimentata dal tabacco, SFL e CCC in particolare. Segnalati da siti e account Twitter alleati, accusano l’OMS di rifiutare la riduzione del danno da tabacco e di escludere il pubblico e i media dalle sale di negoziazione (ovviamente riservate a funzionari e diplomatici delle delegazioni ufficiali). Incapace quindi di partecipare alle riunioni, il movimento libertario a favore delle sigarette elettroniche ha cambiato tattica e sta ora cercando di intrufolarsi dalla porta di servizio.
L’idea: portare esperti e vaper nelle delegazioni ufficiali, in particolare quella del Regno Unito, liberata dalla Brexit dagli impegni dell’UE alla Convenzione quadro. La manovra principale in tal senso si è svolta dietro le quinte del Parlamento britannico: nella primavera del 2021, un gruppo parlamentare di tutti i partiti sullo svapo ha chiesto infatti alla delegazione del Dipartimento della salute del Regno Unito alla COP9 di essere rafforzata da esperti con esperienza del mondo reale, e persino ex fumatori, che potessero attestare i benefici dello svapo e altri prodotti a rischio ridotto. “In caso contrario il Governo dovrebbe considerare di ridimensionare drasticamente i nostri finanziamenti all’OMS”, ha avvertito il gruppo, il cui vicepresidente, il conservatore Matt Ridley, è un forte sostenitore dello svapo.
Quando mancavano pochi giorni dall’apertura della COP9, le iniziative si sono moltiplicate. Un diluvio di missive è stato inviato alle delegazioni nazionali e all’OMS. Una lettera al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden chiedeva alla delegazione statunitense di sostenere la riduzione del danno da tabacco. La ventina di organizzazioni firmatarie, guidate dalla Taxpayers Protection Alliance, include il CCC e un altro gruppo proveniente da SFL. E così si concludeva l’inchiesta lo scorso novembre (Figura 4).
Conclusioni
Questa inchiesta ha messo in luce come l’industria del tabacco metta in pratica un complesso sistema di scatole cinesi che rende difficile il tracciamento di flussi di denaro. Finanziamenti, questi, spesso elargiti in forma di donazioni, necessari per pagare organizzazioni no-profit, movimenti di protesta e fasulle associazioni di consumatori, assoldate per compiere azioni di lobbying, apparentemente disinteressate, a favore della riduzione del danno da tabacco. A leggere il portale tobaccotactics.org, esattamente la stessa strategia sembra che venga adottata dall’industria del tabacco, e in particolare dalla Foundation for a Smoke-Free World (FSFW), anche per creare un fronte di ricercatori a favore della riduzione del danno per il tabacco (e quindi, a favore della sigaretta elettronica e dei prodotti a tabacco riscaldato).
Figures and tables
References
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